Connessi ma soli: la solitudine nell’era digitale
- Dr Mirella Sgarbossa

- 4 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Ti è mai capitato di sentirti profondamente solo anche se hai appena ricevuto una decina di messaggi su WhatsApp? O di essere circondato da persone, ma con la sensazione di non appartenere davvero a nessun luogo?
Se sì, sappi che non sei il solo. Sempre più persone sperimentano una forma di solitudine invisibile, spesso difficile da spiegare anche a sé stessi.
Cos’è la solitudine invisibile e perché è così diffusa oggi?
Non si tratta solo di essere fisicamente soli. La solitudine psicologica nasce quando sentiamo di non avere connessioni significative, anche se siamo tecnicamente “in contatto” con molte persone.
Viviamo in un’epoca iperconnessa, ma molti raccontano:
“Ho centinaia di follower, ma nessuno con cui parlare davvero se sto male.”
“Rispondo a mille messaggi, ma nessuno mi chiede mai come sto sul serio.”
“Passo ore con colleghi e amici, ma mi sento comunque fuori posto.”
Questo accade perché la connessione digitale non sempre si traduce in connessione emotiva. I social media, i messaggi rapidi e la comunicazione frammentata ci tengono costantemente occupati, ma spesso senza nutrire davvero il nostro bisogno di intimità, comprensione e reciprocità.
La solitudine nell’era digitale: esempi comuni
Serate passate a scrollare Instagram, mentre si prova un senso di vuoto
Si vedono storie di altri che sembrano sempre impegnati, felici, circondati da amici. Il confronto è automatico, e ci si sente “fuori dal giro”.
Le videochiamate con familiari lontani che finiscono troppo in fretta
Non si va oltre le notizie di superficie. Si chiude la chiamata con più nostalgia di prima.
Una cena tra amici in cui tutti guardano continuamente il telefono
Ci si sente trasparenti. Non c’è un vero ascolto, solo presenza fisica e notifiche.
Il gruppo di lavoro su Slack o WhatsApp che esplode di messaggi, ma nessuno che ti chieda come stai dopo una giornata difficile
Una comunicazione efficiente, ma priva di calore umano.

solitudine nell'era digitale
Le conseguenze della solitudine sulla salute mentale
La solitudine cronica non è solo uno stato d’animo passeggero. Può avere effetti significativi su mente e corpo, come:
aumento dei sintomi depressivi e ansiosi,
sensazione di non valere abbastanza,
difficoltà a fidarsi degli altri,
problemi di concentrazione e sonno,
tendenza all’isolamento o, al contrario, alla dipendenza affettiva.
Come affrontare la solitudine emotiva in modo sano
1. Sii onesto con te stesso
Chiediti: Mi sento connesso a qualcuno davvero? Posso essere me stesso con le persone che frequento? La consapevolezza è il primo passo per agire.
2. Coltiva relazioni lente e autentiche
Prova a scrivere a una persona cara senza fretta. Proponi un incontro dal vivo. Quando parli con qualcuno, guarda negli occhi. Il mondo può aspettare cinque minuti.
3. Smetti di cercare conferme, inizia a cercare contatto
Un “like” può dare una gratificazione istantanea, ma non riempie il vuoto. Prova a dire: "Ehi, oggi ho bisogno di parlare con qualcuno, ci sei?", a volte basta poco per aprire uno spazio vero.
4. Ritagliati momenti di presenza e silenzio
Anche la relazione con te stesso conta. Una passeggiata senza auricolari, un diario, un momento per respirare. La connessione interna è la base per quella esterna.
5. Rivolgiti a un professionista
A volte la solitudine è un sintomo, altre volte è una ferita antica. Uno spazio psicoterapeutico può aiutarti a ricostruire fiducia, confini, desideri e relazioni autentiche.
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La solitudine non è una colpa, e non è una condanna. È un segnale che puoi ascoltare con rispetto. Ogni relazione significativa inizia proprio da lì: da un bisogno vero, accolto senza vergogna.
Vuoi parlarne con qualcuno?
Se stai attraversando un momento di isolamento emotivo e senti che potresti beneficiare di uno spazio di ascolto e riflessione, puoi prenotare un primo colloquio conoscitivo con me, insieme possiamo capire come ritrovare contatto, senso e presenza.



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